AMOR CH’A NULLO AMATO….

…. Amor ch’a nullo amato amar perdona…

Riflessione:

Sappiamo tutti , o presumiamo, quello che Dante ha voluto significare (chi è amato non può/non riesce a fare a meno di ricambiare), ma in quel mondo, ove si muoveva il poeta, la frase aveva una valenza intima, pudica, avulsa dalla passione in sé, in quanto il soggetto amato pur impossibilitato a sfuggire , poteva contraccambiare il sentimento puro, ma poteva anche mantenere il segreto, per fuga dai piaceri effimeri del mondo, o più semplicemente per  timor di Dio o della vendetta di altri.  Paolo e Francesca, non andarono per il sottile e pagarono con la vita prima e con l’inferno poi per l’eternità.

Oggi come possiamo ancora animarci nel leggere queste poche parole? Sicuramente è cambiato il modo di vivere, il modo di concepire il sentimento e la reciprocità, così come la sua visione morale, ma l’essenza, cioè l’amore, no, quello è e rimane una scintilla appassionata dalla quale tutti sono scottati e pregano di restarne prigionieri.

Vero che il concetto di prigioniero d’amore non è nuovo e neppure simpatico da ispezionare, ma vale la pena almeno ammettere che il legame che crea questo sentimento non è effimero, direi che non è neppure un legame, è una fusione e come tale non se ne esce , si diventa diversi da prima. Si cambia atteggiamento, in un continuo evolversi  e compenetrarsi. Come è possibile sentirsi amati e ricambiare solo per simpatia? Questo è il punto cruciale, la scintilla scatta per uno solo e poi scotta anche il soggetto amato? Secondo Dante avviene così. Analizziamo bene cosa succede in quel momento in cui per la prima volta due ragazzi si baciano: uno dei due deve prendere l’iniziativa, l’altro risponde, semplicemente risponde, ma ciò non significa che sia il più timido, semplicemente vuol dire che non ha preso, in quel momento, l’iniziativa, magari la sognava da tempo, o forse  l’ha addirittura indotta col comportamento. In quel momento si determina la corresponsione – chi è amato e capisce di esserlo, non può fare a meno di ricambiare.

Gli amori possono iniziare e finire, ma lasciano il segno sempre e comunque, perché la fusione  di cui parlavo non è completamente reversibile, qualcosa resiste nel tempo, in una dimensione sospesa, senza che ci si accorga di portala con sé, pronta ad emergere per un gesto , una foto una coincidenza assurda.

Anticamente si figurava Cupido col suo arco, oggi , con molta meno immaginazione,  si ricorre ad un lucchetto, ma il significato è molto diverso. Cupido aveva al suo arco le frecce per far scoccare l’innamoramento, mentre un lucchetto sigilla il sentimento, che a quel punto si intende consolidato.

Innamoramento e amore non sono sinonimi, hanno vite diverse, anche se l’inizio coincide. L’innamoramento, quando si  trasforma in amore continua a rinfrescare il sentimento, contribuisce a mantenere viva la fiamma, ma talvolta non si trasforma per motivi diversi : incompatibilità estrema, difficoltà famigliare, lontananza invalicabile ecc, anche in questo caso , pur non potendosi considerare compiuto, l’innamoramento insiste e persiste  nel subconscio, come a dimostrare che non è mai finito, che in fondo esiste ed ha vita propria, a dispetto di qualsivoglia avversità.

Tornando a Dante, possiamo affermare che il suo postulato non fu solo dialettico, e neppure fu solo forma poetica, bensì una riflessione autonoma di chi conosce l’animo umano e sa vedere oltre la filosofia, l’etica e la morale corrente.

Giancarlo Piccoli  22-1-2014